Blivido.

Pensieri, parole, o pere, o missioni

venerdì 13 novembre 2009

Destino a domicilio


L'aspirina che si scoglie in un bicchiere di vetro pieno d'acqua mi ricorda una bella inquadratura cinematografica.
Ne ho prese due o tre in questi giorni, poi oggi ho scoperto che non bastavano, e che il mercurio del termometro si è fermato dalle parti della zona rossa.

A volte mi piace pensare che sia il destino a influenzare le nostre vite.
Domani mattina avrei preso un treno, e passato il fine settimana fuori.
Mi piace pensare che sia stato un bene aver preso la febbre.
E che restare a casa, tutto sommato, sia stato meglio.
Che ne so, tipo che se fossi partito, sarei cascato in un tombino di un'altra città, o sarebbe successa una di quelle cose che si leggono sui giornali.
Tipo di uno che è si è preso un giorno di ferie l'undicisettembre perchè quel giorno non aveva voglia di andare nel suo ufficio nel world trade center.

Mi piace pensarla così, e se ci rifletto, è davvero una magra consolazione.
E' solo un pensiero ottimista, con il naso chiuso e fastidiosi colpi di tosse.

lunedì 9 novembre 2009

Due città diverse


Ho passato il finesettimana a girare per le vie del centro.
Col sole a picco di sabato e con la pioggia fitta di domenica, mi sono immerso in quello che resta degli angoli di storia, camminando ammirato e compiaciuto , calpestando strade senza tempo.
L'Isola Tiberina, il ghetto ebraico, ancora così apparentemente autentico, Castel Sant'Angelo.
I ponti, i sampietrini, le statue, le chiese.

Oggi è lunedì, e io arrivo puntale ai cancelli che delimitano l'ingresso alla metropolitana.
Chiusi, per uno sciopero di cui, come tanti, ignoravo l'esistenza.
Mentre salgo su un autobus enormemente affollato, penso che forse scioperi del genere non hanno molto senso.
Servono a creare disagio, sottolineando i motivi per i quali i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia.
Delle due cose, solo una è riuscita in pieno: creare disagio.
Ma nessuno, delle troppe persone che intasavano gli ingressi del bus, sapeva i motivi dello sciopero.
Non lo sapeva la signora dalla voce squillante e infastidita, mentre insisteva che dal punto in cui si trovava, le era impossibile sportarsi ancora per fare spazio agli altri.
Non lo sapeva il ragazzo con la barba, mentre intimava di fermarsi ai tanti, troppi che cercavano di salire su un autobus già pieno oltre il limite.
Non lo sapevo neanch'io, mentre mi guardavo intorno accaldato, mentre guardavo fuori dalla porzione di finestrino che riuscivo a vedere, il traffico impazzito di auto, autobus, camion e motorini.
Ci ho messo il doppio del tempo per arrivare a destinazione. Molti ci hanno messo il doppio, il triplo della pazienza.
E nessuno, ci scommetto, andrà ad informarsi sul perchè oggi c'è sciopero della metropolitana.

Mentre annusavo l'aria densa di sudore e di gas di scarico, pensavo che sono due città diverse.
Non possono essere la stessa cosa, quel paradiso di vicoli e rovine antiche, di pietre secolari e di gente sorridente che ho esplorato nel weekend, e quell'inferno di gente indiavolata, stipata in spazi angusti attraverso palazzi neri di smog, con le anime asfaltate alla diffidenza reciproca e al fastidio per il prossimo.

Due città diverse che confinano, e che si guardano in cagnesco.


Ps: L’altro volto delle città, lo trovate su www.chicche.wordpress.com

Il blog più figo del web.


giovedì 5 novembre 2009

complessi di sensibilità

C'è aria fresca, una brezza piacevole a un passo dall'essere invasiva.
Sopra il cielo è scuro, e la luna mi sembra altissima.
Il vento muove le nuvole veloci, ma la luna rimane sempre visibile, formando intorno a sè un arcobaleno di luce.
Da qui sotto sono piccolissimo.

Ogni giorno che passa, sento che sono più che mai vivo.
Agile e lucido, dai pensieri leggeri.
Tanto da permettermi il lusso di prendere per vere le piccolezze di questo mondo.

lunedì 2 novembre 2009

La foto sulla lapide

Quando cammino in un cimitero, la prima cosa che guardo è la foto dei defunti sulle tombe.
Guardo il loro volto, la loro espressione.
Poi guardo la data di nascita, quella di morte. Faccio un breve calcolo mentale, e sulla base della loro età, provo a immaginare la causa del loro decesso.

A dispetto dell'ansia, del dolore, e del mistero pieno di spavento che mi trasmette la morte, camminare per il cimitero mi mette una piacevole tranquillità spirituale.

La foto sulla lapide è l'immagine che ci resterà più impressa della persona scomparsa.
Il nostro caro avrà sempre la stessa faccia, quando lo andremo a trovare.

Qualche giorno fa pensavo al destino che accompagna un'immagine.
Scommetto che il senso di soddisfazione un po' frivolo, che accompagna ognuno di noi quando constatiamo di essere venuti particolarmente bene in una fotografia, lascerebbe il posto a tutt'altra sensazione, se sapessimo che quella sarà l'immagine che finirà sulla nostra tomba.