Blivido.

Pensieri, parole, o pere, o missioni

giovedì 4 febbraio 2010

Piramidi

E poi qualche giorno fa dovevo andare in quel posto di Roma che ha una piramide.
Che mi ha sempre fatto strano, una piramide a Roma.
Mi ha sempre dato l'impressione di una cosa aggiunta, messa lì. Come a dire. C'abbiamo già tanti di quei monumenti, ma una piramide ci manca. Mettiamoci pure una piramide.

Comunque io ero sulla metropolitana, come d'abitudine, ed ero seduto che leggevo un libro di Christian Raimo.
Davanti a me, in piedi, c'era questa ragazza con un cappotto a quadri rossi e neri, che ascolltava ad alto volume nelle cuffie un qualche rock anni ottanta.

Vicino a me, seduta, c'era una donna sui trenta. A un certo punto lei si alza, nel gesto cortese di far sedere una persona che ha più necessità di stare seduta.
Questo signore coi capelli bianchi, io non l'avrei fatto sedere. Nel senso, non mi sembrava così, a vederlo, una di quelle persone a cui cedere il posto. Non mi sembrava molto anziano, non mi sembrava niente.

Lei però s'è alzata, e l'ha fatto sedere.
E lui è stato contento di questo gesto semplice. Le ha sorriso. E poi le ha detto, con una voce bassa, quasi sussurrata
"Grazie. Ce ne sono poche di persone come lei".
Con una sincerità disarmante.

Lei le ha sorriso, ed è stata bravissima nel far sembrare tutto questo naturale.
Perchè era naturale, per lui, per tutti.

Poi lui ha abbassato lo sguardo, e le ha detto "Devo sembrare proprio malato eh?"
e allora io son rimasto spiazzato, perchè se fosse successo a me, io non avrei saputo cosa rispondere.
Perchè lui si muoveva legnoso, innaturale.
Come una persona che sta male, e non sa come relazionarsi con il mondo.
Come qualcuno che ha scoperto di avere una malattia brutta, e non riesce più a muoversi con naturalezza.

Ma lei gli ha sorriso ancora, naturale, più naturale di prima.
E gli ha detto solo "No. Solo che lei è una persona più grande di me".

Perfetto, penso. Brava.
E le sorrido.

Poi arrivo alla Piramide, e scendo.
Davanti a me, a passo svelto, si dirige verso l'uscita la ragazza con il cappotto a quadri rosso-neri.

Mentre cammino, da un altro vagone della metro ancora ferma, sbuca un ragazzo.
Si sporge dalla porta aperta, dal treno che sta per chiudere e ripartire.
Sembra che stia aspettando qualcuno, o qualcosa.
E appena vede la ragazza con il cappotto, le grida "Rouge et noir!".

Lei neanche lo sente, perchè sta ancora ascoltando musica anni '80 ad alto volume.
Ed io penso che questa cosa non ha alcun senso.

lunedì 1 febbraio 2010

Praticamente

però mi pare vero e coerente
un nero parente
su un pero cadente
vento a ponente
di un pelo potente
pena la perdita del proprio cosciente.

Panico o mente?
pentola o lente?
antiaderente?

La mente rientra dal panico a oriente
e tenta la conta del niente vivente.
Meglio di niente, del male ad un dente
del lento apparente
di un alto serpente.