Blivido.

Pensieri, parole, o pere, o missioni

giovedì 21 gennaio 2010

Paura di volare


Io, non avevo paura di volare.
Poi, all'improvviso, mi è venuta.
E sì che ne ho presi tanti, in vita mia, di aerei.
Così questa volta sono partito, con la paura dell'aereo.

Poi mi sono accorto che forse non ho paura dell'aereo.
Però, per la prima volta, ho analizzato il volo.

Ho avuto la sensazione dei pesci nell'acquario.
Le ritualità. Le hostess che fanno il loro balletto spiegando le misure di sicurezza, che nessuno ascolta, o anche se le ascolta, se dovesse davvero succedere qualcosa, non avrà mai il sangue freddo di mettersi a pensare o a ricordare cosa fare.

La rincorsa, il decollo, i rumori. Il mal di pancia. La città che si allontana, sempre di più.
Poi più niente. Il nulla sotto, la stabilità. Che sembra di essere su un pullman, o su un treno.

Se ci pensi, che stai volando, mentre ti sembra di essere su uno stupido treno, è incredibile.
Che sei a migliaia di metri sopra la terra. Che lassù è tutto tranquillo, un microcosmo di sedili, e voci dall'altoparlante, bibite gassate, e sorrisi di cortesia. Però stai volando.

Quando siamo decollati, al ritorno, la città era coperta dalle nuvole.
Per tutta la mattina, il cielo era scuro, buio.
Poi ci siamo alzati in volo, e la città dall'alto aveva un altro aspetto.
Dopo le nuvole, mentre ci alzavamo sempre di più, il cielo era limpido.
E un raggio di sole ci illuminato il viso.

E allora, mi sono sentito felice.

sabato 16 gennaio 2010

Lisbona, gennaio

Lisbona ha un sapore caldo, che sento in qualche modo familiare.
Io non conosco il portoghese, e non e' vero per niente che somiglia allo spagnolo.
Cosi' mi confondo sempre, e dico "gracias", e loro mi rispondono "obrigado".
A Lisbona non c'e' il giallo ai semafori pedonali, e dal verde si passa subito al rosso.
Se non stai attento rischi che finisci sotto a una macchina.
A Lisbona ci sono dei tram piccoli piccoli, che si arrampicano per dei vicoli stretti e sembrano volare.

Mi sembra tutto cosi' assolutamente autentico, che mi lascio trasportare da questa vitalita' che sento inedita.

Ogni giorno che passa, sento di possedere un qualcosa in piu'.
Ogni giorno mi accorgo che c'e' un limite alle cose che possiamo conoscere del mondo ce ci circonda.
Ma e' un limite incredibilmente fisico, logistico, pratico.

Non e' un limite mentale.
Non e' un limite naturale.
Non e' un limite che possiamo decidere di autoimporci, rimanendo chiusi nella nostra quotidianita'.

martedì 5 gennaio 2010

Cultura zingara


Ieri sera guardavo distrattamente la tivvù.
Facevano un film di Totò.
Non so come si chiamasse, non l'avevo mai visto.

Lui a un certo punto è in un boschetto, che si cucina del pesce su un fuoco arrangiato.
Dal nulla sbuca una ragazza, e quando Totò gli chiede chi è, lei risponde "Sono una zingara".
"Di quelle che indovinano?" risponde Totò.

In un film di oggi, una zingara non ce l'avrebbero mai messa.
Al massimo Totò gli avrebbe chiesto: "Di quelle che rubano?"